Maria Lai

Maria Lai è nata nel 1919 a Ulassai in Sardegna, cresce accompagnata da uno spirito artistico innato. È posando per Francesco Cuisa, incaricato di dipingere un ritratto per la sorella scomparsa, che incontra il mondo dell’arte, dal quale non si staccherà mai.  Salvatore Cambosu, suo professore alla scuola secondaria di Cagliari, scopre la sua sensibilità artistica. Frequenta il Liceo Artistico a Roma dal 1939 per viaggiare poi tra le maggiori città d’arte italiane come Verona e Venezia, qui si iscrive all’Accademia di Belle Arti e conosce Arturo Martini, suo professore.  Maria è un’anima che non si ferma mai troppo nello stesso posto, torna infatti a Roma e nel 1957 tiene la sua prima personale presso la galleria L’Obelisco. Non riceve l’attenzione critica che sperava e si dedica ad un periodo di riflessione accompagnato da poeti e scrittori come Giuseppe Dessì, suo dirimpettaio di casa a Roma e grande amico. Si avvicina ai temi dell’Arte Povera  con il ciclo dei “Telai” e negli anni ’80 si approccia ad alcune operazioni sul territorio che diventeranno uno degli esiti più significativi della sua carriera. Il vagabondare da una città all’altra la riporta a Ulassi quando nel 1981 realizza l’operazione corale “Legarsi alla Montagna”, il capolavoro che anticipa quella che Nicolas Bourriaud definisce “arte relazionale”. Negli anni il suo paese natale diventa, grazie ai suoi interventi, un museo a cielo aperto che arriva a compimento con “Stazione dell’Arte”, museo di arte contemporanea a lei dedicato.  L’artista “relazionale” si spegne dopo una vita piena di attenzione verso “l’altro” il 16 aprile 2013, lasciandosi alle spalle un’eredità indelebile per il mondo dell’arte.  

di Camilla Rota e Francesca Sinagra